Nonostante gli eventi che avevano posto fine all’Antico Regno, l’idea della monarchia unitaria non tramontò, anche se i nuovi sovrani non avranno più il controllo assoluto dello stato come i monarchi che li avevano preceduti. L’unità dell’Egitto, iniziata da Montuhotep II dell’XI dinastia intorno al 2050 a.C., fu ricomposta dai principi della XII dinastia, originari di Tebe, nell’Alto Egitto. Tebe, col Medio Regno, divenne nominalmente la capitale del paese, anche se i faraoni preferirono risiedere in diverse città presso il Faiyum. I sette re di questa dinastia operarono in modo che l’azione politica di ciascuno integrasse quella degli altri, muovendosi su tre linee ben definite: erodere il potere dei principi locali per restaurare lo stato piramidale, incrementare i mezzi e le forze a loro disposizione, attuando larghe bonifiche e attivando nuove miniere, e riportare il Levante sotto l’egida egiziana per meglio controllare i traffici del Mediterraneo orientale. Il successo premiò la dinastia. Sotto Sesostri III (1878-50), i governatori di provincia di nomina reale avevano già sostituito i principi locali, in maniera da far apparire restaurata l’amministrazione; ampie aree del Faiyum vennero rese coltivabili e, con truppe levate in tutto l’Egitto, venne sottomessa la parte settentrionale della Nubia, il paese dell’oro. Contemporaneamente, fu ristabilito l’antico predominio egizio sul Levante, incentrato a Biblo, e assicurato pacificamente un ruolo primario in materia di scambi con Creta: i rapporti con l’esterno si fecero quindi più frequenti. Per difendere le frontiere i faraoni eressero una serie di fortini murati sulla linea di Suez (Muro del Principe) e altri al confine nubiano. Amon, la divinità tebana, fu elevato a dio dinastico e destinato a grandi fortune; le divinità provinciali vennero comunque onorate con templi e santuari (dei quali rimangono oggi poche tracce), dimostrando così la sopravvivenza di concezioni anche religiose maturate nell’epoca feudale. Si sviluppò una cultura raffinata e venata da un certo pessimismo verso la specie umana. Anche se le testimonianze architettoniche sono quasi del tutto scomparse, rimangono capolavori superbi di arte statuaria che appare completamente innovata. Il merito più grande di quest’epoca nel campo dell’arte è, però, la ripresa della produzione letteraria, che ci ha lasciato capolavori come il famoso Racconto di Sinuhe, un "romanzo breve" che ha attraversato le ere.